GUIDA GRAMMATICA ITALIANA


LE PROPOSIZIONI PRINCIPALI

La proposizione principale, detta anche indipendente, sta a fondamento di tutto un periodo, senza essere dipendente da nessun'altra. Da essa dipendono le proposizioni subordinate.
Nella costruzione diretta la proposizione principale è posta all'inizio del periodo, mentre nella costruzione indiretta (o inversa) può trovarsi anche dopo proposizioni secondarie, per esigenze dell'espressione e dello stile.
Le proposizioni principali possono essere di diverso tipo, distinte secondo il diverso valore del loro contenuto: enunciative, volitive, interrogative, esclamative.

  • Le proposizioni enunciative enunciano un giudizio (verificando, descrivendo o riferendo un fatto in forma affermativa o negativa): ad esempio, L'uomo è il re del creato; Bologna ha il merito di essere chiamata la "dotta"; Non è facile rimediare al pasticcio che hai combinato; La ricchezza non fa felici.

    Le proposizioni enunciative, tanto affermative quanto negative, hanno il verbo solitamente al modo indicativo (?); ma possono averlo anche all'infinito (?) preceduto dalla preposizione (?) a (infinito storico) o da ecco, quand'ecco: ad esempio, E io allora a correre, tu a seguirmi; Ecco venire contro di noi, minaccioso, un uomo. Quand'ecco giungere improvvisa una lieta notizia.

    L'enunciazione del giudizio può essere temperato da un futuro (?), dal condizionale (?) o da qualche avverbio (?) indicante dubbio, probabilità o possibilità: ad esempio, Domani forse visiteremo la mostra d'arte moderna. Potrebbe darsi che il presidente sia tornato nella capitale.
  • Le proposizioni volitive (imperative, esortative, desiderative) esprimono volere, comando, invito, esortazione, preghiera, desiderio, augurio, ecc.
    Secondo le varie sfumature le volitive si dividono in:

    - imperative: ad esempio, Taci! Vieni subito! Non mi seccare!
    - proibitive: ad esempio, Non farlo. Non testimoniare il falso.
    - esortative: ad esempio, Siate bravi. Fermatevi, se potete. Dica la verità.
    - desiderative: ad esempio, Oh, se tu fossi qui! Se potessi averti vicino!
    - concessive: ad esempio, Gioca pure. Fai quello che desideri.


    Le proposizioni volitive o desiderative hanno il verbo al congiuntivo (?) (che in tal caso si dice ottativo o desiderativo), oppure l'imperativo (?), talora preceduto dalla congiunzione (?) che, la quale, però, in questo caso ha solo valore pleonastico (cioè non ha funzione di congiunzione): ad esempio, Possa tu vivere felice! Tu sia benedetto! Che Dio vi assista! Che voi possiate essere sempre felici!

    A volte le desiderative sono espresse con il condizionale (?) o con l'infinito (?): ad esempio, Vorrei mi prestasse più attenzione. Oh potergli dire quel che penso!
  • Le proposizioni interrogative sono quelle che esprimono una domanda immediatamente diretta a chi ascolta e sono sempre seguite dal punto interrogativo (?). Possono essere introdotte direttamente, oppure con aggettivi (?), pronomi (?), avverbi (?). Hanno il verbo al modo indicativo (?): ad esempio, Chi dice questo? Hai visto Renzo? Posso chiederLe un favore? A chi ci rivolgeremo?

    Le interrogazioni alternative pongono due o più domande opposte tra loro: ad esempio, Vieni con noi o resti qui? Ci vai tu o ci vado io? Dunque: si parte o si resta?

    Si usa anche il congiuntivo o il condizionale, quando la frase esprime possibilità o dubbio: ad esempio, Che sia proprio lui? Che dica la verità? Che faresti nei miei panni?
    Qualche rara volta la proposizione interrogativa può avere il verbo anche all'infinito: ad esempio, Io fare una cosa simile? Tu lasciare l'impiego? Noi tradire i compagni?
    In questi casi si tratta spesso di una interrogazione retorica, tale cioè da lasciar intendere chiaramente una risposta affermativa o negativa.
    Nelle proposizioni di carattere dubitativo o deliberativo si ha alle volte un infinito indipendente: ad esempio, Come fare? Dove rivolgersi?

    Talvolta le proposizioni di forma interrogativa servono ad esprimere un comando: ad esempio, La finirai una buona volta? Volete star zitti, sì o no?
  • Le proposizioni esclamative esprimono una esclamazione; sono sempre seguite dal punto esclamativo ed hanno il verbo solitamente al modo indicativo: ad esempio, Quanto sei buono! Oh, come è bella la campagna in primavera! Ahimè, quanto sono infelice!

    Sono assai frequenti anche le forme ellittiche, cioè con il verbo sottinteso: ad esempio, Che pace! (sottinteso "c'è"); Che faccia tosta! (sottinteso "hai", "ha", ecc.); Quanti errori! (sottinteso "ha fatto"); Quale orrore! (sottinteso "provo", "ho provato").

LE PROPOSIZIONI SECONDARIE

Le proposizioni secondarie o subordinate servono a svolgere pressappoco tutte le funzioni che nella proposizione vengono svolte dal soggetto, dal complemento predicativo (?), dall'attributo (?), dall'apposizione (?), dal complemento oggetto (?) e dagli altri complementi. Vi sono pertanto, secondo la funzione che svolgono nel periodo, varie specie di proposizioni subordinate, e propriamente: soggettive, oggettive, attributive, complementari e relative.

Le proposizioni soggettive

Sono quelle che fanno da soggetto alla proposizione reggente, la quale ha carattere impersonale: ad esempio, E' evidente che hai paura = La tua paura è evidente.
Esse sono rette:
a) dai verbi impersonali: accade, avviene, succede, bisogna, conviene, occorre, pare, sembra, ecc.;
b) da verbi passivi (?) usati impersonalmente: si dice, si crede, si narra, si racconta, si spera, ecc.
c) da locuzioni temporali: è ora, è tempo, ecc.
d) da sostantivi e aggettivi con il verbo essere (predicato neutro): è giusto, è bello, è necessario, è facile, è onesto, è bene, è male, ecc.

Le proposizioni soggettive si possono esprimere in vari modi:

  • con la congiunzione (?) che (la quale può essere anche sottintesa) e, in determinati casi, anche da altre congiunzioni subordinative. Il verbo va all'indicativo se si esprime certezza, al congiuntivo se si esprime dubbio od opinione personale e se la proposizione precede la reggente: ad esempio, E' vero che sei bravo. Sembra che tu abbia paura. Il tuo lavoro pare (sottinteso "che") sia stato apprezzato. Che tu sia pigro è sconveniente. Appare chiaro come tu avessi paura.
  • coi pronomi relativi (?) chi, che e simili e il verbo all'indicativo: ad esempio, Chi va piano va sano. Nasca quel che sa nascere. Chi si loda si sbroda. Chi ben comincia è a metà dell'opera.
  • con l'infinito senza preposizione o preceduto dalle preposizioni (?) a, di: ad esempio, Ci conviene tacere. Occorre partire subito. Non opporre resistenza era opportuno. Ci tocca a far così. Sembra di morire. E' ora di studiare.

Le proposizioni oggettive

Sono quelle che svolgono la funzione di complemento oggetto della reggente: ad esempio, Ti dico che sei bravo; ti dico è la proposizione reggente, che sei bravo è la proposizione oggettiva, poiché risponde alla domanda: chi? che cosa?

Le proposizioni oggettive possono dipendere:

  • da verbi quali: affermare, dire, negare, narrare, dimostrare, definire; sentire, udire, vedere, ecc.
  • da verbi quali: pensare, credere, stimare, ritenere, giudicare, opinare, cioè esprimenti giudizio, opinione, parere;
  • da verbi quali: volere, desiderare, sperare, temere, ordinare, concedere, ecc. cioè esprimenti volontà o desiderio;
  • da verbi quali: ricordare, dimenticare, rammentare, ecc. cioè indicanti ricordo od oblio.

Si possono esprimere in vari modi:

  • con le congiunzioni che, come, se, e il verbo all' indicativo, al congiuntivo o al condizionale.
    L'indicativo si usa quando la proposizione dipende da un verbo indicante certezza e realtà: ad esempio, I filosofi dicono che l'anima è immortale. Ti comunico che hai superato brillantemente gli esami. Sostenni che ero stato avvisato in ritardo.

    Si usa invece il congiuntivo (?) quando la proposizione dipende da verbi indicanti dubbio, incertezza, sentimenti personali, ecc.: ad esempio Dubito che egli abbia detto la verità. Pensiamo che tu abbia paura. Temevamo che essi ci avessero preceduto. Sembrò che il cielo crollasse.
    Si usa ancora il congiuntivo quando la reggente ha un verbo che esprime desiderio, comando, esortazione: ad esempio, Desidero che i miei figli siano rispettosi. Voglio che tu sia forte e sincero. Il comandante ordinò che le truppe attaccassero il fronte nemico.

    Se il verbo della reggente ha la forma negativa, la proposizione oggettiva ha solitamente il verbo al congiuntivo: ad esempio, Non è detto come la festa finisse. Non vedo chi possa aver fatto simili cose. Nessuno sostiene che tu debba essere licenziato.
    Nell'uso parlato questa distinzione tra forma negativa e forma positiva non viene di solito osservata.

    Il modo condizionale (?) si usa, qualunque sia il tipo del verbo reggente, quando l'azione espressa della proposizione oggettiva appare subordinata a una condizione, talvolta anche sottintesa: ad esempio, Dimmi se verresti volentieri con me a Venezia. Credo che saresti stato promosso, se avessi studiato. Credo che ti avrebbero invitato, se non fossi partito.
  • Nella forma implicita più comune, la proposizione subordinata oggettiva si costruisce col verbo all'infinito senza preposizione o preceduto dalle preposizioni a, di, quando il soggetto sia lo stesso della proposizione principale: "Ho imparato a parlare inglese", "Cominciò a ridere rumorosamente", "Sostenni di essere stato accusato ingiustamente". Va comunque sottolineato che non sempre è necessaria la concordanza di soggetti tra proposizione principale e subordinata: ad esempio, I filosofi dicono essere l'anima immortale.

Le proposizioni attributive

Sono quelle che compiono la funzione di attributo o di apposizione rispetto alla reggente; e si possono esprimere in vari modi:

1) coi pronomi relativi (?), e il verbo all'indicativo o al congiuntivo: ad esempio, Marco Aurelio, che fu imperatore dei Romani, era uno stoico. L'allievo che mancasse di rispetto al suo maestro, sarebbe un cattivo discepolo;

2) con la congiunzione (?) che, o gli avverbi dove, donde, e il verbo all'indicativo: ad esempio, Verrà il tempo in cui sorrideremo narrando i presenti casi. Era l'ora che il sole volge al desio. La città, dove nacqui, si chiama Firenze.


PROPOSIZIONI COMPLEMENTARI

Svolgono nel periodo la stessa funzione rivestita dai complementi (?) e sono di varie specie:

* * La proposizione finale esprime il fine, lo scopo dell'azione espressa dalla reggente.

a) Nella forma esplicita, è introdotta dalle congiunzioni perché, affinché, che e simili, e ha il verbo al congiuntivo: ad esempio, Te lo dico affinché tu ti regoli. Lo disse ad alta voce, perché tutti sentissero. Curò che nessuno sapesse dell'accaduto.

In proposito va ricordato il valore finale che può avere la proposizione relativa (?): ad esempio, Manderò uno che (= affinché) lo avverta. Cercò un testimone che lo scagionasse dall'accusa di furto. Furono inviati ambasciatori che trattassero la pace.

b) Nella forma implicita la proposizione finale si esprime con l'infinito preceduto dalle preposizioni per, a, da, di e dalle locuzioni allo scopo di, al fine di e simili: ad esempio, Noi lavoriamo per vivere. Ti scrivo per informarti del mio stato di salute. Carlo mi chiamò ad aiutarlo. Ti prego di venire al più presto. Le truppe furono mandate a combattere. Mi diede una somma da custodire in cassaforte. Bisogna essere molto prudenti, al fine di non offendere gli altri. Pur di accontentarti sarò presente alla tua festa di compleanno.

* * La proposizione causale indica la causa per cui avviene l'azione espressa dalla proposizione reggente.
E' introdotta dalle congiunzioni (?) perché, giacché, poiché, siccome. Nel linguaggio burocratico si usano locuzioni quali: considerato che, visto che, posto che, per il fatto che, dal momento che, dato che, ecc. Talvolta la proposizione causale è introdotta dalla congiunzione che (intesa come abbreviazione di perché): ad esempio, Andiamo che si è fatto tardi. Me ne vado ché ho da sbrigare certe cose. In questo caso, alcuni scrivono "ché" per evitare confusione con "che" congiunzione.

Nella forma esplicita ha il verbo al modo indicativo se la causa è certa e reale: ad esempio, Non ti scrivo più a lungo perché è tardi. Non venne poiché era malato. Siccome c'era poca gente, la cerimonia fu rimandata.

Il modo condizionale (?) si usa per esprimere una causa ipotetica, solo possibile: ad esempio, Non vengo perché mi stancherei. Prendi l'ombrello, perché potrebbe piovere. Ho rimandato la partenza, perché vorrei prima sistemare alcune cose.

Si usa il congiuntivo (?) per le proposizioni che indicano causa possibile, ma negativa: ad esempio, Te lo regalo non perché tu lo meriti. Non perché ti voglia punire, ma perché ti devi abituare alla disciplina. S'irritò che io fossi mancato all'appuntamento.

Anche la proposizione relativa (?) ha talora valore causale: ad esempio, Beati voi che andate in vacanza. Mi congratulai con Carlo, che aveva vinto il concorso. Si possono dire felici coloro che ripudiano la violenza.

E' considerata costruzione elegante esprimere la causa collegando direttamente le due frasi (reggente, subordinata) mediante un sapiente uso della punteggiatura o mediante la coordinazione: ad esempio, Non andai al concerto: ero malato. Accettai l'invito, non volevo offendere l'amico. Non sapeva cosa dire e cercò di sviare il discorso.

Nella forma implicita la proposizione causale si esprime:
a) con l'infinito preceduto dalla preposizione per: ad esempio, Mancai all'appuntamento per essermi sentito male. Per essere arrivato tardi, l'alunno fu rimproverato dal maestro.
b) col gerundio presente o passato (?): ad esempio, Essendomi sentito male, mandai a chiamare il medico. Mi rallegro di cuore vedendola in così buona salute.
c) col participio passato: ad esempio, Preoccupato per il suo lungo silenzio, gli scrissi subito. Crollato il ponte, dovemmo tutti tornare indietro.

Riguardo alla posizione della subordinata causale nel contesto della frase, essa è dipendente da particolari valori espressivi, che possono sovvertire l'ordine grammaticale diretto (= reggente + subordinata), a seconda del rilievo sintattico-stilistico che si vuole dare al concetto o all'evento che si intende esprimere.
Si osservi la seguente frase: "Quanti lo incontravano, conoscendo la disgrazia che gli era capitata, dimenticavano di salutarlo" (Verga)
Qui l'autore ha posto la subordinata causale fra i due elementi della reggente.

* * La proposizione modale indica il modo o la maniera nella quale è rappresentato l'evento espresso dal predicato della reggente.
1) Nella forma esplicita è introdotta:
a) dalle congiunzioni o locuzioni come, siccome, che, nel modo che, o dal pronome quale, o dall'avverbio quanto, con il verbo al modo indicativo: ad esempio, Vestiti come vuoi. Fai come ti dice il babbo. Agisci siccome ti detta la coscienza. Piove che è una delizia. Si mostrò quale noi desideravamo. Mangia quanto mangia un canarino.

Si eviti di confondere siccome causale con quello modale: ad esempio, Siccome era già partito, non lo invitammo (causale). Abbiamo eseguito il lavoro siccome (più comune: come) tu ci hai ordinato (modale).

b) dalle congiunzioni o dalle locuzioni comunque, come se, quasi che, in qualsiasi modo, senza che, ecc., con il verbo al congiuntivo (?): ad esempio, Gesticolava come se fosse pazzo. E' andato via senza che ci salutasse. Ti evita, quasi che tu fossi un appestato. Ti scriverò comunque vadano le cose. Partì senza che potessimo rivederci.

2) Nella forma implicita si usa l'infinito preceduto da senza o il gerundio (?): ad esempio, Mi guardava senza parlare. Se ne andò senza salutare. Si fa opera benefica soccorrendo i poveri. Giunse correndo. Noi tutti, levandoci in piedi, salutammo il presidente.

Per quanto concerne la posizione, la subordinata modale può precedere la reggente, seguirla oppure trovarsi tra i due elementi della reggente, come nell'ultimo esempio sopra evidenziato.

* * La proposizione strumentale indica il mezzo con il quale si attua l'azione espressa dalla reggente.
E' assai simile alla proposizione modale; ma ha solo la forma implicita, che si esprime nei seguenti modi:

a) con l'infinito preceduto da con: ad esempio, Con lo sbagliare si impara. Col piangere riuscì a commuoverlo.

b) col gerundio: ad esempio, Sbagliando s'impara. Dormendo le forze si ritemprano. Viaggiando si accresce la cultura.

* * La proposizione concessiva indica una circostanza, nonostante la quale avviene ugualmente quanto è espresso dalla reggente.

1) Nella forma esplicita è introdotta generalmente dalle congiunzioni sebbene, quantunque, benché, nonostante che, malgrado, ancorché, o dalle locuzioni per quanto, quant'anche, anche se, tanto più che, concesso che e simili, o dai pronomi chiunque, qualunque.
Le congiunzioni avversative (?) tuttavia, nondimeno, pure e le locuzioni ugualmente, lo stesso e simili si pongono nella reggente per rafforzare il senso concessivo del periodo.
Il verbo va al congiuntivo e più raramente all'indicativo: ad esempio, Benché fosse ferito, non volle arrendersi. Carlo volle partire lo stesso, sebbene fuori diluviasse. E' entrato nonostante che io glielo avessi proibito. Quantunque si annoiassero, vollero restare fino alla fine. Anche se lo vedo, non ci credo. Sebbene è stanco, vuole continuare il lavoro. Chiunque incontrassimo, ci guardava di traverso.

2) Nella forma implicita la proposizione concessiva si esprime:
a) con l'infinito preceduto dalla preposizione (?) per e seguito dalle locuzioni che faccia, che facesse, o che sia, che fosse: ad esempio, Per studiare che facesse, non riusciva a imparare nulla.
b) col semplice congiuntivo concessivo, seguito da anche, pure: ad esempio, Sii pure audace, non vincerai.
c) col gerundio preceduto da pur: ad esempio, Pur avendo ottenuto ciò che desiderava, non era soddisfatto.
d) col participio passato (?): ad esempio, I primi cristiani, pur sottoposti a mille tormenti, non vollero rinnegare la loro fede.

Per quanto attiene alla posizione della concessiva nella frase complessa, si possono avere tre diverse costruzioni: la subordinata concessiva precede, oppure segue la reggente, oppure si trova tra i due elementi della reggente, come nei pochi esempi sopra evidenziati in grassetto.

* * La proposizione consecutiva indica la conseguenza di un fatto o di un'azione espressi dalla reggente.

1) Nella forma esplicita è introdotta dalla congiunzione che, in correlazione con gli avverbi (?) così, sì, tanto, talmente, o con gli aggettivi tale, siffatto, simile, che si trovano nella reggente.
Il verbo si pone generalmente all'indicativo: ad esempio, E' così buono che tutti gli vogliono bene. Ero talmente stanco che mi addormentai. Sei tanto distratto che non sai dove mettere i piedi. Il caldo è tale che sudo continuamente.

Talora si usa il congiuntivo (quando la conseguenza è ritenuta solo possibile) introdotto dalla congiunzione perché o dalle locuzioni in modo che, al punto che e simili (?), in correlazione con gli avverbi troppo, poco, abbastanza: ad esempio, Luca era troppo povero perché potesse avere una casa tutta sua. Parlò ad alta voce in modo che tutti potessero sentire. Fate in modo che nessuno ci veda.

Si ricordi che anche la proposizione relativa, con il verbo al congiuntivo, può assumere valore consecutivo: ad esempio, Cerco un amico che (= tale che) mi aiuti.

Il condizionale si usa quando l'evento è concepito come possibile a certe condizioni: ad esempio, Mi ha tanto irritato che lo pianterei. Il caldo è tale che non potrebbe essere maggiore. Il silenzio era tale che non si sarebbe sentita volare una mosca.

2) La forma implicita è retta dalle preposizioni da, per o dalle locuzioni degno di, atto a, indegno di, inetto a, costruite con l'infinito: ad esempio, Ho scritto tanto da riempire otto pagine. Era troppo furbo per (o: da) non accorgersene. Era degno di essere stimato. E' inetto al combattere.

Nota: la proposizione implicita si può avere solo se il soggetto è lo stesso della reggente;
Le costruzioni ellittiche sono di questo tipo: Gli venne sotto il naso, da poterlo toccare (dove, nella reggente, è sottinteso l'avverbio tanto).

* * La proposizione avversativa esprime una situazione o condizione avversa a quella indicata dalla reggente.
E' di solito introdotta da: mentre, laddove, invece, lungi da, ecc. (?) seguiti dall'indicativo o dal condizionale (?): ad esempio, Mentre io lavoro, tu te la spassi beatamente. Tu non studi mai, mentre io sgobbo a lavorare per te. Sembrava stanco, invece era fresco e riposato. Parlò molto laddove (più corretto: mentre) avrebbe dovuto tacere.

Nella forma implicita si usano le forme invece di, in luogo di con l'infinito (?): ad esempio, Invece di brontolare, faresti bene a consultare un medico. Non che pensare a trasgredire una tal legge, si pentiva anche d'aver ciarlato (I Promessi Sposi).

E' facile confondere la subordinata avversativa con la proposizione temporale (?), soprattutto quando la prima è introdotta dal mentre che può essere avverbio di tempo (?), ma anche congiunzione avversativa (?): ad esempio, Io uscivo, mentre egli arrivava. Qui fra subordinata e reggente esiste un chiaro rapporto di contemporaneità. Invece nella frase "Io non desideravo incontrarlo, mentre egli mi cercava" la congiunzione mentre dà all'enunciato un senso marcatamente avversativo e non temporale.

Più frequente è la posizione della subordinata avversativa davanti alla reggente, ma non mancano subordinate posposte alla principale e anche incorporate in essa: ad esempio, Mi tieni il broncio, mentre dovresti ringraziarmi. Vedo che, mentre avrebbe ragione di piangere, va cantando e ballando.

* * La proposizione temporale indica in quale circostanza di tempo è avvenuto, avviene o avverrà il fatto espresso dalla reggente.
In relazione alle varie circostanze di tempo, l'azione della subordinata temporale può essere contemporanea, anteriore o posteriore a quella della reggente.

1) L'evento contemporaneo è retto dalle congiunzioni (?) quando, come, appena, mentre, allorché, allorquando, o dalle locuzioni al tempo in cui, nell'istante che, nel momento che, e simili.
Il verbo va all'indicativo (?), trattandosi di circostanze certe e reali: ad esempio, Quando arrivo, la mamma mi aspetta sull'uscio. Appena vedrò mio padre, gli parlerò del mio progetto di lavoro. Mentre ti aspettavo, seppi che eri partito per la Spagna. Batti il ferro finché è caldo.
Il congiuntivo si usa nei casi in cui è contenuta l'idea di possibilità e di incertezza: ad esempio, Puoi andartene, quando tu lo voglia. Cercherò di aiutarlo, non appena egli lo permetta (o permetterà).

Le forme implicite si esprimono con l'infinito (?) preceduto dalle preposizioni (?) a, in, o con il gerundio presente (?): ad esempio, All'apparire del sole ci levammo. Al vederlo ella fuggì via. Potendo ora permettermelo, ho pagato tutti i miei debiti.

2) Un fatto accaduto anteriormente rispetto a quello della reggente è introdotto dalle congiunzioni dopo che, dacché o dalle locuzioni una volta che, dal tempo che, e simili.
Il verbo è al modo indicativo per sottolineare la realtà dell'accadimento: ad esempio, Dopo che ti sarai lavato le mani, verrai a tavola. Dopo che l'ebbi conosciuto, non ebbi più dubbi sulla sua sincera amicizia. Ti ha odiato dal giorno che l'hai derisa.
Si usa il congiuntivo (?) nei casi in cui si vogliono indicare dubbio e probabilità: ad esempio, Mi riferirai sulla regolarità dei lavori, dopo che tu li abbia controllati (ma non sono certo che li controllerai). Una volta che egli lo scopra, cesserà ogni rapporto di fiducia (non si è sicuri che lo scoprirà).

Per la forma implicita si usano l'infinito passato preceduto da dopo, dopo di, oppure il participio passato (?) retto da una volta, o, infine, il participio assoluto: ad esempio, Dopo esserci resi conto della situazione, decidemmo che cosa fare. Uscì dallo studio, dopo aver sistemato tutte le carte. Una volta chiarito l'equivoco, la pace ritornò tra gli amici. Risolto il problema, l'alunno uscì soddisfatto.

3) Un evento accaduto posteriormente a quello espresso dalla reggente è introdotto dalle congiunzioni prima che, finché (o finché non, fino a quando). In tal caso si usa il congiuntivo per evidenziare l'eventualità, l'ipoteticità dell'evento subordinato: ad esempio, Prima che tu arrivi, io partirò. Decise prima che io lo potessi dissuadere da quella rischiosa impresa. Combatteremo il nemico finché non sia debellato. Figlio mio, ti aiuterò fino a quando le mie forze non mi abbandonino.

L'indicativo si usa quando la circostanza di tempo è ritenuta certa e reale: ad esempio, Lo seguì negli studi finché si laureò brillantemente. Finché vivrai mi aiuterai.

La forma implicita è possibile solo se il soggetto è lo stesso della reggente, e si esprime con l'infinito preceduto da prima di: ad esempio, Prima di parlare ascolta, rifletti bene e poi esprimi il tuo pensiero. Non partirà prima di averci salutati.

* * La proposizione condizionale (o ipotetica) indica una condizione necessaria, per la quale può (potrà, poteva) aver luogo l'avvenimento espresso dalla proposizione principale.

L'insieme di una proposizione condizionale e della sua reggente forma un periodo ipotetico. Esso costituisce una unità logica oltre che sintattica, poiché le due azioni sono in stretto rapporto l'una con l'altra: ad esempio, Se lasci la tua casa, commetti un errore. L'azione della principale (commetti un errore) è condizionata dalla circostanza espressa dalla subordinata (se lasci la tua casa).
Nel periodo ipotetico le due proposizioni assumono nomi particolari:
- la proposizione condizionale (se lasci la tua casa) prende il nome di protasi, cioè premessa, intesa come ipotesi da cui dipende l'azione principale;
- la proposizione reggente (commetti un errore) si chiama apòdosi, cioè conseguenza, dichiarazione conclusiva.


* * La proposizione interrogativa indiretta è una subordinata che esprime un'interrogazione, una domanda in modo indiretto.

Essa dipende dai verbi indicanti chiedere, domandare, interrogare, cercare, indovinare, ecc. o da sostantivi denotanti domanda o interrogazione, come domanda, indagine, ricerca, questione, dubbio e simili, oppure da verbi del tipo di sapere, dire, raccontare, narrare, capire, dubitare, ecc.

Le congiunzioni (?) che introducono le proposizioni di questo tipo sono se, perché, a cui si devono aggiungere i pronomi interrogativi chi, quale, che cosa, e gli avverbi come, quando, quanto, dove, ecc.

Il verbo si pone all'indicativo (?), al condizionale (?) o al congiuntivo (?) a seconda che si tratti di eventi dati per certi, o considerati come autonomi rispetto alla proposizione reggente (modo indicativo), o di fatti dati per eventuali, probabili, ecc. (modo congiuntivo). Il congiuntivo è da preferire quando la reggente ha forma negativa: ad esempio, Non domandò perché tu avessi abbandonato la seduta del consiglio dei docenti. Ti chiedo chi ha combinato questo pasticcio. Vorrei sapere se sei in casa. Non so dove tu vada. Nessuno sapeva dove si fosse cacciato il guardiano di turno.


* * La proposizione comparativa esprime un confronto con ciò che è detto nella proposizione principale.

Come il complemento di paragone (?), la subordinata comparativa può essere di tre tipi: di maggioranza, di minoranza, di uguaglianza

La proposizione comparativa di maggioranza o di minoranza è introdotta dalle congiunzioni correlative (?) più... di quello che, più... che non, meglio... di come,ecc.; meno... di quello che, peggio... di quanto, di come. Il verbo si pone al modo indicativo, secondo che l'azione espressa dalla proposizione sia ritenuta certa o meno: ad esempio, Luca è più ragionevole che non sembri. Il prezzo dell'appartamento è più alto di quello che si pensava. Ho sofferto più di quel che tu credi. Il fèstival della canzone è stato meno bello di quel che si prevedeva. Offrirono meno di quello che avevo sperato. La soluzione del problema è meno facile di quel che tu possa credere.

Quando la proposizione comparativa è introdotta da quasi, quasi che, come se, si dice comparativa ipotetica, perché assolve ad una duplice funzione sintattica: quella di istituire un paragone e quella di porre un'ipotesi. La proposizione comparativa ipotetica vuole il verbo al congiuntivo: ad esempio, Mi rimproverò tanto quasi che l'avessi fatto apposta. Mi fece tanti segnali, come se chiedesse soccorso.

Si consideri l'uso di non con valore pleonastico in frasi come: Piero è ragionevole più di quanto tu non credi. Piero è ragionevole più di quanto tu credi. Infatti, togliendo nella seconda frase l'avverbio non, il significato delle due frasi resta identico.

La proposizione comparativa di uguaglianza, assai simile a una proposizione modale, è introdotta dalle particelle come, quanto, quale, a cui corrispondono nella reggente così, tanto, tale (che però si possono anche sottindendere). Il verbo si pone all'indicativo o, se il confronto è considerato come possibilità, al condizionale (?): ad esempio, Tanto è ladro chi ruba quanto chi tiene il sacco. La villa era come l'avevo immaginata. Giorgio non è così forte come sembra. Come tratti, così sarai trattato. Lo amava come avrebbe amato un figlio. Piero era proprio tale quale suo padre.

Nella forma implicita la proposizione comparativa si esprime con il verbo all'infinito (?) preceduto da anziché..., più che..., piuttosto che..., meglio che..., come a...: ad esempio, Anziché lamentarmi, preferisco reagire. Essere liberi è meglio che essere schiavi. Piuttosto che rivolgersi a lui per un aiuto, penso che preferirebbe chiedere l'elemosina. "Più che farmi la corte - come credevo in principio - ha l'aria di proteggermi" (G. Bassani).

Quando la proposizione comparativa e la sua reggente (che formano insieme il periodo comparativo) dipendono da un'altra proposizione, si usano le stesse locuzioni (anziché, più che, piuttosto che, meglio che), però con il verbo ad un modo finito: ad esempio, E' meglio che ti fai aiutare, piuttosto che tu cerchi da solo la risoluzione del problema.

Le comparative di maggioranza e di minoranza seguono solitamente le reggenti: ad esempio, Egli è meglio preparato di quanto tu non creda. Carlo ha meno sicurezza di quello che egli vuol mostrare.
La comparativa di uguaglianza, invece, può precedere la proposizione reggente: ad esempio, Tanto è bello vivere in campagna d'estate, quanto è triste d'inverno.

* * La proposizione relativa è quella che è legata alla reggente per mezzo di pronomi relativi (?) (che, chi, il quale, ecc.), indefiniti relativi (chiunque, qualunque, ecc.) o avverbi relativi (ove, dove, donde, dovunque, come, quando, comunque, ecc.).

Nella forma esplicita la proposizione relativa ha solitamente il verbo al modo indicativo (?); tuttavia si trovano anche il condizionale (?) e il congiuntivo (?) quando si desidera esprimere dubbio, probabilità, desiderio: ad esempio, Da qui puoi vedere chi entra. Amate il paese dove nasceste e dove nacquero i vostri genitori. Quei ragazzi che vedi gironzolare per il parco sono quelli che oggi hanno marinato la scuola. Fu chiamato un medico che esaminasse la ferita. Chi tace acconsente. Non stimo chi pretende tutto dagli altri.

Le proposizioni relative si distinguono in proprie e improprie.
1) Le proprie sono quelle che hanno valore attributivo o appositivo.
Le attributive aggiungono una determinazione o una qualificazione necessaria alla reggente: ad esempio, Il giovane che studia (= studioso) è degno di lode. In questo caso la proposizione relativa determina quale giovane va lodato, cioè quello che studia;
le appositive o incidentali sono poste tra virgole e aggiungono una determinazione non necessaria (la proposizione opuò quindi essere tolta senza che muti il senso del periodo): ad esempio, Carlomagno, che era figlio di Pipino il Breve, fu un grande imperatore. Qui si può togliere (che era figlio di Pipino il Breve) senza che muti il senso della frase.

2) Le improprie sono quelle che indicano varie circostane dell'azione della principale, e si distinguono in:

tipo di relativa frase relativa
relativa-locativa La città nella quale sono nato è Napoli
relativa-temporale Mi vide che arrivavo proprio allora
relativa-consecutiva La mamma è la sola persona che mi può confortare
relativa-condizionale Chi lo avesse visto in quelle condizioni, si sarebbe raccapricciato
relativa-finale Cercavo una persona che mi desse notizie dei miei genitori
relativa-causale Mi sono legato a te, che mi sei stato amico nei momenti difficili
relativa-concessiva Quel tuo amico, che è tanto studioso, non si è ancora laureato

Nella forma implicita la proposizione relativa si costruisce con l'infinito (?) o con il participio (?), ma è sempre riducibile nella forma esplicita: ad esempio, Ho visto tuo zio rimproverare (= che rimproverava) i figli. I turisti partenti (= che partivano) furono bloccati all'aeroporto. I banchi rotti (= che sono rotti) saranno presto riaggiustati.


* * La proposizione incidentale o parentetica è quella che introduce un evento o una riflessione sintatticamente non collegati con le altre parti della frase complessa. Non per niente essa è posta tra due virgole, tra due lineette o tra parentesi (?), quasi fosse una proposizione di cui si può fare a meno per il significato del periodo. La proposizione incidentale può svolgere svariate funzioni e più spesso è una proposizione coordinata alla principale o alla subordinata a cui è annessa: ad esempio, Nessuno, come tu ben sai, serba rancore verso di te. Carlomagno - tutti lo sanno - fu un grande imperatore. Giorgio (benché fosse raffreddato) volle uscire di casa lo stesso.
In quest'ultimo esempio la proposizione incidentale svolge la funzione di proposizione concessiva.

Ecco alcuni esempi di proposizioni incidentali di autori moderni:

Eppure - o che l'infatuazione m'inganna, ma non credo - avevo trovato la via della salvezza (C. Pavese).
Mentre scrivo - ed è già notte - sento passare sulla mia testa i grossi aeroplani da trasporto tedeschi che vanno verso sud (G. Bassani).
Da allora - come ognuno ha potuto constatare - con l'industrializzazione di nuove contrade e la diffusione dei mezzi espressivi della cosiddetta civiltà di massa, le proporzioni del condizionamento sociale si sono estese e appesantite (I. Silone).